lunedì, settembre 11, 2006

LACAPAGIRA

Può un film costato 300 milioni di lire incassarne ben un miliardo e diventare un vero e proprio cult, soprattutto nell'Italia meridionale? Si, se metti insieme gli attori giusti, un gruppo di attori "di strada", tutti pugliesi, cresciuti nei piccoli teatri locali, una buona dose di ironia e tanti riferimenti alla realtà metropolitana. Lacapagira è un bel film del 1999, girato dall'esordiente Alessandro Piva, Nastro d'argento e Ciak d'oro per la migliore opera prima, sulla piccola malavita barese. I protagonisti sono due delinquentucci sfigati che lavorano, spacciano cioè, per Nino, detto "U carrarmat". Il luogo adibito allo spaccio è il locale di Sabino: davanti semplice ludoteca, dietro, bisca clandestina. Il punto di forza del film è sicuramente il dialetto: è interamente girato in barese, ma distribuito con sottotitoli in italiano. Il dialetto, con tutto il colore del suo torpiloquio, è l'elemento fondamentale per radicare una storia in un certo contesto sociale. Lo stile è grottesco, con un finale a tinte drammatiche stemperate con spruzzi di ironia. Lacapagira è diventato un cult perchè i giovani si sono riconosciuti nei modi di dire e di comportarsi e perchè offre una fedele rappresentazione di una piccola realtà locale, ma largamente diffusa, non tipicamente meridionale, e quindi facilmente esportabile.