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La narrazione prende il via dall’arrivo della donna in Veneto. Di lei non si sa niente, ma tutti i particolari della sua storia emergono lentamente nel corso del film. Con un montaggio sapiente, il regista, Giuseppe Tornatore, svela l’intero retroscena - il motivo del viaggio, la fuga e il torbido passato della protagonista - mentre la storia va avanti: il tutto è filtrato dalla memoria di Irena.
Il film è un crescendo di emozioni e si rincorrono diversi colpi di scena che portano ad un inevitabile doppio finale. Ottima la direzione degli attori: l’ucraina Rappoport è bravissima, mentre la Gerini, nel ruolo della madre di Tea, è un po’ stinta. Michele Placido ci regala un’altra bella prova, confermandosi come uno dei migliori attori italiani in circolazione, assieme a Sergio Castellitto. Interpreta il protettore di Irena, un uomo repellente, viscido e violento: è totalmente calvo e Tornatore ce lo mostra spesso nudo e sudato, per aumentare il senso di disgusto ed accentuare l’intera caratterizzazione del personaggio.
Dopo Malèna, con cui era ritornato a parlare della sua Sicilia e della passione per il cinema, temi già presenti in Nuovo Cinema Paradiso, Oscar nel 1989, Tornatore ci regala un noir avvincente e allo stesso tempo poetico. Superbe le musiche del Maestro Morricone.